Il riuscitissimo convegno di Firenze davanti ad una platea di oltre 200 carrozzieri ci ha insegnato una volta di più il valore della conoscenza. Spesso infatti anche solo vedere la realtà da un altro punto di osservazione permette di focalizzarci su aspetti nuove e ampliare gli orizzonti.

Perciò tagliamo corto con i ringraziamenti facendoli subito.

Grazie al collega Fernando Miliucci e a Anna Maria Gandolfi di InReteCar per aver portato in Italia due autorevoli esponenti francesi legati al mondo della carrozzeria: Brigitte Castell, esperta di diritto che ha contribuito all’elaborazione e all’approvazione della Legge Hamon e Jean Pais, videpresidente della Federazione francese Carrozzieri. Grazie a Giampaolo Bizzarri, per aver organizzato l’evento.

L’intervento di Brigitte Castell ha avuto il suo apice quando, per definire la strategia aziendale e comunicativa delle compagnie assicurative, ha usato un semplice ed inequivocabile vocabolo: confusione. Non che le compagnie abbiano le idee poco chiare. Tutt’altro! Il loro scopo è però quello di intonare il canto delle sirene agli automobilisti e alla classe politica in ogni occasione e senza ritegno. Basti solo pensare alla assordante litania sulla diminuzione dei premi e delle truffe.

In una parola, di generare della confusione.

È un’attività che le compagnie svolgono con metodo e che richiede una notevole dose di spudoratezza. Aggiungeremmo anche disinformazione, depistaggio, arroganza. Questi elementi ci sono ben noti. Udire che in Francia i grandi gruppi assicurativi suonano la stessa musique non sappiamo dire se sia confortante o no.

Sui profitti delle compagnie ormai sappiamo già tutto. A breve dall’ANIA avremo anzi dati ufficiali relativamente all’anno appena trascorso. Arriveranno a superare la soglia dei 2 miliardi di utili? Possibile anzi probabile. E, abbiate pazienza e scusate la pedanteria, sono miliardi e non milioni.

Così da un lato si arraffano quattrini aumentando le polizze anno dopo anno, dall’altro si cerca di instillare nell’opinione pubblica (diciamo la verità, in parte riuscendoci) che i carrozzieri e gli automobilisti sono dei truffatori.

Questa sullo strapotere delle assicurazioni è stata – per così dire – la prima presa d’atto. Poi è venuto il turno delle Confederazioni. La vicenda personale di Jean Pais, nativo sardo ma emigrato giovanissimo in Francia è un concentrato di dedizione al lavoro e passione civile. La prima gli ha permesso di intraprendere con successo un’attività d’artigiano carrozziere partendo praticamente da zero, la seconda lo ha sostenuto nelle battaglie per la difesa dei diritti dei carrozzieri. Singolare che anche in Francia l’idea primigenia sia stata la difesa e la corretta applicazione della cessione del reddito. Un fondamento del diritto romano di duemila anni fa, come ha ben sottolineato Pais

Da dove siamo partiti nel 2007 con la fondazione del presente blog? Proprio da lì, dalla cessione del credito.

L’intervento di Pais ha poi portato alla superficie un conflitto d’interessi. In Italia i sindacati degli artigiani sono un’unica sigla rappresentante tutte le categorie. Con la più grande naturalezza Pais ha posto un quesito semplice semplice: «Come fanno le Confederazioni a rappresentare efficacemente le ragioni di categorie contrapposte al loro interno? In Francia non abbiamo le confederazioni, bensì le federazioni. Io, per esempio, rappresento i carrozzieri e niente altro.»

Beh, caro collega, noi siamo il paese delle concertazioni, delle tavole rotonde, delle ammucchiate, delle tessere e dei bla bla bla. Tutto si spiega.

Chissà se ai rappresentanti delle confederazioni che dovevano incontrarsi nel pomeriggio dello stesso sabato per definire le prossime strategie saranno fischiate le orecchie. Di sicuro quelli presenti al Delta Florence avranno sobbalzato. E ancora di più quando Stefano Mannacio, senza mezzi termini, ha esplicitamente definito le confederazioni sindacati gialli. Con questa denominazioni sprezzante si indicano i sindacati asserviti al datore di lavoro o ad altri soggetti portatori di interessi in contrasto con gli affiliati che dovrebbero rappresentare.

E’ stato ricordato inoltre che oggi, grazie allo stralcio dell’art. 8 di destinazione italia, i carrozzieri sono liberi, liberi come dopo la caduta dell’accordo ANIA. Cerchiamo di non cadere nella stessa trappola, cerchiamo di migliorare i diritti dei danneggiati e degli artigiani, portiamo avanti la carta di Bologna, e soprattutto, decidiamo da che parte stare: con le compagnie assicurative a fare tavoli di concertazione, oppure dalla parte dei danneggiati, insieme ai consumatori, alle vittime della strada a disegnare un futuro per le nostre aziende nel rispetto della liberta e della sicurezza.

Anche  a questo proposito ottimo l’intervento di Furio Truzzi (Assoutenti) che intende creare la lobby delle vittime della strada.

C’è ancora spazio per due osservazioni finali. Per una volta mettiamo in secondo piano i politici con un unico sintetico commento. Ormai anche in alcune frange della classe politica senza distinzioni di schieramento si è radicato il concetto – e si spera definitivamente – che i carrozzieri hanno sacrosanti diritti, figli legittimi del sistema economico (libera impresa e concorrenza), della Costituzione (diritto al lavoro), della legge (cessione del credito). Una linea è stata dunque tracciata. È vero che sono all’orizzonte provvedimenti figliastri dell’ormai famigerato art. 8; ma questa volta troveranno qualche solido muro dalla parti di Montecitorio contro il quale andare a sbattere. Purché, come qualcuno ha detto, i politici oltre alle parole di sostegno comincino a mettere anche qualche firma su qualche documento.

Per quanto riguarda infine la posizione dei carrozzieri in un paio di interventi finali è stato ribadito che non siamo in guerra perché la guerra si fa ad armi pari ed eserciti contrapposti. I carrozzieri hanno, per il momento, rialzato la testa. Stanno facendo resistenza.

Da artigiani a (p)artigiani?

 

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